VIA VOLONTÈ NUMERO 9

sceneggiatore, autore: Emilio Marrese
"Via Volonté Numero 9" prende spunto dallo spettacolo teatrale Agostino che l'attore romano Rolando Ravello ha scritto, con Massimiliano Bruno, e interpretato nelle ultime due stagioni teatrali, basato su una surreale storia vera: quella di un occupante a sua volta “occupato”. Insieme ad Emilio Marrese, giornalista de la Repubblica, Ravello ha voluto approfondire l'argomento anche con la telecamera, alla scoperta di un mondo, quello delle occupazioni, che è una miniera di storie e nasconde aspetti molto più sorprendenti, inquietanti, ma anche più divertenti di quanto si possa pensare. Quella di via Volonté 9 a Roma, scelta per il nostro documentario, è chiamata "l'occupazione dei nobili" perché si tratta di una palazzina nuovissima e ben tenuta, grazie anche alle regola di convivenza civile che gli occupanti si sono dati (ancor più che in un normale condominio), abitata da famiglie che si potrebbero definire “normali”. La palazzina, nella periferia nord di Roma a Casale Nei, è poco distante dal centro commerciale della Bufalotta intorno al quale si sta ancora costruendo un altro pezzo di città. L'edificio, composto da diciotto appartamenti, è stato costruito da una cooperativa edilizia che nel lontano marzo '98 ricevette a tale scopo un finanziamento della Regione Lazio (delibera della giunta regionale 24/3/1998 n.986) di tre miliardi e 60 milioni di lire, circa un milione e mezzo di euro, perché le abitazioni erano destinate ad anziani over 65 con un reddito annuo sotto i 20 mila euro. Gli occupanti sostengono che la palazzina al momento dell'occupazione fosse pronta, ma vuota, da ormai un paio di anni e che non vi fosse ancora una lista di anziani in attesa, adombrando qualche irregolarità.
TITOLO: Via Volontè Numero 9
ANNO: 2009
GENERE: Documentario
DURATA: 54'
PRODUZIONE: Fandango
SINOSSI

uesta è la storia di una casa, di una palazzina alla periferia Nord di Roma, Via Volonté numero 9.
Questa è la storia di una casa occupata.
L'occupazione è avvenuta la mattina del 3 novembre del 2007.
Ci abitano famiglie con bambini in prevalenza italiane, anzi romane, gente normale che lavora onestamente. Quasi tutti precari, ma c'è anche chi è assunto regolarmente in un'azienda che fornisce elettricità e chi in un bar; operai, traslocatori, addetti alle pulizie aeroportuali o alberghiere. Con stipendi che però non bastano a pagare un affitto coi prezzi correnti sul mercato. E chi di loro non aveva una casa di famiglia, neanche da condividere con altri parenti, al primo rovescio s'è trovato in mezzo alla strada.
La peculiarità di questa occupazione è che rappresenta in modo emblematico il mutamento in atto nella nostra società. Le persone che lo abitano sono quelli che i media definiscono i nuovi poveri: famiglie che anche con 1200 euro al mese, il salario medio di un capofamiglia, non riescono a sopravvivere se due terzi se ne vanno in affitto e bollette. Qualcuno di loro ha alle spalle errori di gioventù e ha già pagato il conto con la giustizia o con se stesso, rimettendosi in carreggiata. Ma la maggioranza degli inquilini abusivi di via Volonté non ha alcuna dimestichezza con l'illegalità. L'occupazione di uno spazio altrui è stato per loro il primo reato commesso nella vita; non senza scrupoli, tentennamenti, paura, disagio. E vergogna.
Sono fantasmi: hanno occupato una palazzina che non risulta ancora nelle mappe ma hanno ottenuto, alla fine, un regolare certificato di residenza.
Il film racconta cosa significa occupare una casa e come lo si fa.
Racconta l'organizzazione e la vita all'interno di un'occupazione: i problemi quotidiani, la suddivisione dei compiti, la condivisione degli spazi e del tempo libero, il mutuo soccorso, i rapporti con il vicinato e con le autorità, l'imbarazzo dei figli che a scuola non vogliono dire dove abitano, l'angoscia che a ogni alba possa entrare la polizia e buttarti fuori.
Quando si parla di case occupate si immaginano edifici della peggiore edilizia popolare o ex fabbriche in stato di abbandono, magari fatiscenti e pericolanti, adibiti a centri sociali per giovani chiassosi o popolati da borderline ed emarginati a vario titolo. Non è sempre così.

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